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Titolo | Autore |
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Dante e Montale “sognano” il Novecento | Adragna Sophia V C Liceo Scientifico |
DanteQuiz – 1° Turno – – DanteQuiz – 2° Turno | Gli alunni della IV A Liceo Scientifico |
2021, un anno di celebrazioni dantesche | Eugenia Macchi III D Liceo Classico |
La violenza, tra Dante e la realtà d’oggi | Gli alunni della III D Liceo Classico |
State contenti, umana gente, al quia | Gli alunni della IV D Liceo Classico |
Presentazione interattiva sul 1° canto della Cantica del Paradiso | Giovanni Barraco V F Liceo Scientifico |
Maledetta Commedia – Inferno | Leonardo Rodolico V H Liceo Scientifico |
La Divina Commedia e la violenza sulle donne | Gli alunni della III A Liceo Classico |
Il Purgatorio Dantesco | Paolo Daidone IV A Liceo Classico |
Pillola dantesca “Commedia” – Inferno, Canto VI (vv. 10-21) | Paolo Daidone IV A Liceo Classico |
Pillola dantesca “Commedia” – Paradiso, Canto III (vv. 10-18) | Paolo Daidone IV A Liceo Classico |
Illustrazione – Inferno: Canto VI Le anime dei Golosi vengono graffiate e scuoiate dal gran vermo, Cerbero | Rahil Ouled Larbi e Mariagrazia Randazzo III A Liceo Scientifico |
Note dantesche – Inferno Canto II | Gli alunni della II A Liceo Classico |
Ulisse nel Canto XXVI dell’Inferno | Flavia Maria Sinatra I B Liceo Classico |
Francesca e e le altre – Dante e il femminicidio, ieri e oggi | Gli alunni della IV I Liceo Scientifico |
Una parodia del VI Canto del Purgatorio | Gli alunni della IV L Liceo Scientifico |
Temp’era dal principio del mattino | Gli alunni della II B Liceo Classico |
TG Inferno – Un amore dannato | Gli alunni della III B Liceo Classico |
Dante e il conte Ugolino | Pernice Dalia, Simone Federica e Ingrassia Gaia III B Liceo Classico |
Inferno: il canto di Lucifero | Noto Gaia, Pilato Giulia e Zerilli Miryam III B Liceo Classico |
Inizia il viaggio | Gli alunni della I A Liceo Classico |
Da empietà a virtù | Silvia Agosta e Cristian Vassallo III B Liceo Classico |
E rieccomi per questo Inferno tratto… | Gabriele Pizzimenti e Sebastiano Caradonna III H Liceo Scientifico |
Viaggio nell’Oltretomba dantesco | Gli alunni della III H Liceo Scientifico |
L’Inferno di Dante, una guida interattiva | Gli alunni della III E Liceo Scientifico |
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Dante e Montale “sognano” il Novecento
Adragna Sophia – V C Liceo Scientifico
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La violenza, tra Dante e la realtà d’oggi
Gli alunni della III D Liceo Classico
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State contenti, umana gente, al quia
Gli alunni della IV D Liceo Classico
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Presentazione interattiva
sul primo canto della Cantica del Paradiso
Le funzioni interattive sono accessibili per tutti coloro che accedono al link https://prezi.com/view/CgAplUX7rz3QtYWDF7QB attraverso il computer.
Per chi dovesse accedere da smartphone, può ugualmente vederlo come se fosse un normale PowerPoint oppure scaricare l’applicazione Prezi per accedere a tali funzioni.
Giovanni Barraco – V F Liceo Scientifico
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La Divina Commedia e la violenza sulle donne
Gli alunni della III A Liceo Classico
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Il Purgatorio Dantesco
La struttura del secondo regno ultraterreno e le pene delle anime purganti.
Accedi all’e-book da computer o smartphone tramite il link: https://read.bookcreator.com/zfiK9dldupTf8BDjefgn3T3Zt9J3/f4NgzRqOQgKMBC5hvcC1iA
Paolo Daidone – IV A Liceo Classico
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Pillola dantesca
“Commedia” – Inferno, Canto VI (vv. 10-21)
Quando? | 8 aprile, verso la mezzanotte |
Dove? | Cerchio III dell’Inferno |
Di chi si parla? | Qui risiedono le anime dei golosi, tra cui un tale, noto come “Ciacco”. |
Il Canto VI, nelle tre cantiche della Commedia, è sempre politico. Nell’Inferno, in particolare, si tratta della crisi politica che riguarda la città di Firenze. Oggi, però, non ci occuperemo del significato politico del Canto, ma cercheremo di associare la pena di questi dannati e il difficile momento che in tutto il mondo stiamo vivendo oramai da più di un anno.
Citiamo i versi (vv. 10-21):
Grandine grossa, acqua tinta e neve
per l’aere tenebroso si riversa;
pute la terra che questo riceve.
Cerbero, fiera crudele e diversa,
con tre gole caninamente latra
sovra la gente che quivi è sommersa.
Li occhi ha vermigli, la barba unta e atra,
e ’l ventre largo, e unghiate le mani;
graffia li spirti, ed iscoia ed isquatra.
Urlar li fa la pioggia come cani;
de l’un de’ lati fanno a l’altro schermo;
volgonsi spesso i miseri profani.
Possiamo subito notare il linguaggio di queste terzine che è aspro, rude ed evoca in modo chiaro il senso di disgusto che Dante vuole trasmetterci nel vedere le anime. Esse sono flagellate da una pioggia continua, dalla grandine grossa, dall’acqua tinta (cioè sporca)e dalla neve e si trovano immerse nel fango. Inoltre, sulle anime si riversa la bestialità di Cerbero, guardiano del cerchio, che ha fattezze umane, animali e per certi aspetti sovrannaturali, che iscoia ed isquatra (ovvero scuoia e squarta). Questo determina le urla, e quindi la sofferenza di questi dannati che, nel tentativo di trovare un riparo, si rigirano da una parte e dall’altra. Questa scena di forte drammaticità può essere associata all’esperienza del Coronavirus.
Come infatti le anime del III Cerchio sono flagellate dalla suddetta pena, anche noi siamo oggetto di questa maledetta malattia. Come sui dannati infierisce, poi, Cerbero, anche su di noi, proprio nelle ultime settimane, stanno infierendo le diverse varianti del virus. Insomma, come quella condanna eterna colpisce i dannati, anche l’emergenza Covid-19 sembra non avere fine.
Paolo Daidone – IV A Liceo Classico
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Pillola dantesca
“Commedia” – Paradiso, Canto III (vv. 10-18)
Quando? | 13 aprile del 1300 |
Dove? | Cielo della Luna |
Di chi si parla? | In questo canto, Dante ci presenta le anime di coloro che sulla Terra non hanno portato a compimento i loro voti, come Piccarda Donati e Costanza d’Altavilla, personaggi a cui il Canto è dedicato. |
Quali per vetri trasparenti e tersi,
o ver per acque nitide e tranquille,
non sì profonde che i fondi sien persi,
12
tornan d’i nostri visi le postille
debili sì, che perla in bianca fronte
non vien men forte a le nostre pupille;
15
tali vid’io più facce a parlar pronte;
per ch’io dentro a l’error contrario corsi
a quel ch’accese amor tra l’omo e ‘l fonte.
18
In queste celebri terzine, Dante descrive il suo smarrimento davanti a figure evanescenti e diafani che sono quelle degli spiriti difettivi del cielo della Luna.
La trasfigurazione di questi spiriti viene presentata con due similitudini (“quali…tali…”), in cui il poeta definisce la loro immagine simile a quella di qualcosa riflesso in un vetro o in uno specchio d’acqua (vv. 10-13) o a quella della pallida luminosità di una perla sulla fronte bianca di una donna (vv. 14-15), facendo quindi riferimento sia a una consuetudine femminile dell’epoca, che consisteva nel portare una perla sulla fronte, sia alla memoria terrena dell’esperienza stilnovistica.
Dante, poi, credendo di trovarsi davanti a delle figure riflesse da uno specchio, si gira, pensando di avere alle sue spalle quelle reali (vv. 17-18), commettendo così l’errore contrario a “quel ch’accese amor tra l’omo e ‘l fonte”. Si tratta di Narciso, protagonista di un mito greco, narrato anche da Ovidio nelle Metamorfosi, che, vedendo la propria immagine riflessa, e dunque fittizia, in un lago, muore affogato mentre tenta di afferrarla e baciarla.
Paolo Daidone – IV A Liceo Classico
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Inferno: Canto VI – Le anime dei Golosi vengono graffiate e scuoiate dal gran vermo, Cerbero
Rahil Ouled Larbi e Mariagrazia Randazzo – III A Liceo Scientifico
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Ulisse nel Canto XXVI dell’Inferno
Flavia Maria Sinatra – I B Liceo Classico
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Note dantesche – Inferno Canto II
Gli alunni della II A Liceo Classico
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Francesca e e le altre – Dante e il femminicidio, ieri e oggi
Gli alunni della IV I Liceo Scientifico
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Parodia del VI Canto del Purgatorio
Gli alunni della IV L Liceo Scientifico
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“Temp’era dal principio del mattino“
Gli alunni della II B Liceo Classico
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“TG Inferno – Un amore dannato“
Gli alunni della III B Liceo Classico
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Dante e il conte Ugolino
Pernice Dalia, Simone Federica, Ingrassia Gaia – III B Liceo Classico
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Inferno: il canto di Lucifero
Noto Gaia, Pilato Giulia, Zerilli Miryam – III B Liceo Classico
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Inizia il viaggio
Gli alunni della I A Liceo Classico
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Da empietà a virtù
Silvia Agosta e Cristian Vassallo – III B Liceo Classico
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“E rieccomi per questo Inferno tratto…”
E rieccomi per questo Inferno tratto
per piacer di colui in cui tutte le cose vivono
dopo settecento soli che fui disfatto fatto
ma codesta volta oltre la fonte altri mi guidano,
da questo girone nuovo io fui attratto
e vi dirò di coloro che qui soffrono.
In questo cerchio sta il cavaliere
come guardiano delle anime prave
senza poter festeggiar, danzar e bere;
qui vi è pena poco grave
e stanno coloro che avean desio di valore
e la vita vissero in modo soave.
Subito Silvio mi disse: Partiti oh poeta
da queste anime che bene non hanno saputo fare
quando toccherà a te altra sarà la meta.
Io immobile il palmo mi sentii afferrare,
era colui che mi guidò come una cometa
ed elli: vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare.
Tra i dannati i maestri riconobbero un critico d’arte
colui che era solito gridar capra
colui che dal senato più volte fu messo da parte,
poi riuscirono a distinguere colei che dell’istruzione fu ladra
e i capi di regione imbroglia carte
e il leghista a cui piaceva l’italian sagra.
Anteriormente vidi il fratello del siculo commissario
privo come sempre d’intelletto e di capello
che fu presidente della regione dove nacque il legionario.
Dopo che riconobbi questi dannati
continuai avanti la mia avventura;
questi si pentivan di esser nati,
questa andando avanti sempre più dura
a sorvegliar la loro pena demoni alati
volavan sopra di lor e non cambiavan andatura.
Distolsi lo sguardo dall’altrui soffrire
e chiesi ai maestri quando ciò venne creato,
risposermi che ciò non lo potevan dire
ma prima che il mondo venne infettato;
vidi verso di me un animo venire
ma non uno ignorante, uno di lauro incoronato
“Miserere di me” gridai, a lui:
“qual che tu sei” sembrammi un Patriarca.
RIsposemi: Poeta incoronato fui
in Patria i cittadini mi chiamarono Petrarca,
due furon in terra le cose a cui
devo il dispiacer di viaggiato sulla Caronte barca.
A te tolsi lo bello stilo della nuova vita
per i miei volgar fragmenta;
più bella cosa del tuo italiano mai fu veduta
che ancora il tuo imitar mi tormenta
appresso la mia esistenza ormai finita
che mi condusse a questa melma violenta.
Ed io a lui: Oh Francesco ciò non ti si addice
parlami tu che del Secretum fosti autore
di ciò che qui ti rende infelice.
Ed elli a me: “Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria, e ciò sa ‘l tuo dottore.
Come per te Beatrice fu la mia Laura
sol che per me era peccato
ma non resistevo ai suoi capelli sparsi all’aura
sì che della salute fui privato,
ma la causa prima fu l’incoronazione dell’allor fauna”.
Dalle lacrime fu travolto e dagli spiriti pestato.
Allorchè questo accadde verso mi maestri voltai
chiedendogli ciò che facean quegli animi.
Essi risposero: Oh fiorentino che tu ancor non sai
qual pena scontano codesti pusillanimi,
questi tranlor non parleranno mai,
e il buon fattore tra di essi li fa restare uomini
continuando il mio viaggio infinito
mi si parò davanti uno spirto capovolto
Egli subito si presentò: Io sono Benito
Italian duce, non fui sepolto
e per Minosse errore qui son finito
e mi rivolgo a te poeta infinitamente colto,
per saper se tu sai le condizioni della penisola riunita.
Presi io parola: Oh condottiero nocivo
però che tu combinasti in vita
io di risponderti mi privo
perché l’ebrea famiglia è ancor risentita
e con la tua stessa patria in fin tu fosti cattivo.
Ma perché tu anima prava finisti in questo girone?
Ed elli a me: “Arrivai dal Minosse come anima sola
e questi per maggior punizione
mi lanciò ciecamente afferrandomi per la gola
e qui mi trovo e provo ogni punizione”.
Andò in un altro cerchio e più non proferì parola.
Dopo che ebbi visto codesta fine
andai avanti con passo serrato
e vidi davanti a me svariate colline
e da una scritta fui accecato.
“Dopo ‘l tempo delle mascherine
codesto girone fu inventato”.
Ricordammi di un tempo poco lucente
e appena ebbi letto quelle favelle
mi sentii venir meno bruscamente,
i peli mi si drizzaron sotto la pelle
e per terra caddi violentemente,
e attorno a me il movimento di cinque stelle.